Sui missili l’ora della mediazione

Il consigliere statunitense Bolton a Mosca per colloqui

Articolo già apparso sulle pagine dell’Osservatore Romano 

Dopo la tempesta, è l’ora della mediazione. Russia e Stati Uniti cercano un chiarimento dopo le parole del presidente Donald Trump che ha minacciato un possibile ritiro di Washington dall’Intermediate Range Nuclear Forces Treaty (Inf), siglato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov, per limitare il numero dei missili a corto e medio raggio.

Oggi il consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, John Bolton, uno dei “falchi” dell’amministrazione Trump, si è recato a Mosca per colloqui. Bolton ha incontrato il ministro della difesa russo, Sergei Shoigu, e potrebbe a breve anche avere un colloquio con il presidente Vladimir Putin. «Ci sono molti problemi nel mondo che potremmo risolvere con sforzi congiunti» ha detto Shoigu. «Manteniamo i contatti sulle questioni più urgenti, naturalmente per la Siria, dove il nostro lavoro è praticamente costante e il nostro contatto con i colleghi degli Stati Uniti è continuo» ha aggiunto. «Forse, per ora questo è l’unico esempio positivo della nostra cooperazione, che ci aiuta a prevenire incidenti gravi nello spazio aereo siriano» ha sottolineato, citato da Interfax. Dal canto suo, Bolton ha detto che Washington «spera di proseguire il dialogo con il ministro della difesa russo».

Bolton è volato a Mosca meno di 48 dopo l’annuncio del presidente Trump. La formalizzazione dell’uscita dal Trattato è attesa per la fine dell’anno. Tuttavia, la Casa Bianca non ha ancora né confermato la decisione del presidente, né stabilito una data per il ritiro unilaterale.

La tensione, nonostante le dichiarazioni, è altissima. Proprio oggi Andrey Belousov, vicedirettore del Dipartimento per la non proliferazione e il controllo degli armamenti del ministero degli esteri russo, ha detto che la Russia è «particolarmente preoccupata» per le decisioni dell’amministrazione Trump, che prevedono nuove armi nucleari statunitensi. Belousov, che ha parlato durante un’audizione al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha aggiunto che Mosca ha ripetutamente chiesto «condizioni appropriate che consentano a noi di adottare misure pratiche per liberare il mondo dalle armi nucleari». Gli Stati Uniti — ha aggiunto — «stanno anche sviluppando una difesa globale contro i missili balistici, rifiutando di abbandonare le possibili armi nello spazio e aumentando lo squilibrio nelle armi convenzionali».

In ogni caso, le parole di Trump hanno suscitato una vasta eco a livello internazionale. L’Inf è una delle pietre miliari nel disgelo tra Stati Uniti e Unione sovietica che portò alla fine della guerra fredda, ed è considerato uno dei pilastri degli equilibri internazionali. La Cina valuta quindi «sbagliato da parte degli Stati Uniti uscire unilateralmente dallo storico trattato» ha detto il portavoce del ministero degli esteri, Hua Chunying.

Sulla stessa linea l’Europa. «Mentre ci aspettiamo che la Russia affronti seriamente le preoccupazioni sul rispetto dell’Inf in modo sostanziale e trasparente, ci aspettiamo anche che gli Stati Uniti valutino le conseguenze del loro possibile ritiro sulla loro sicurezza, quella degli alleati, e del mondo» ha detto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini. «Il mondo non ha bisogno di una nuova corsa agli armamenti che non gioverebbe a nessuno e, al contrario, porterebbe più instabilità. Il trattato ha contribuito alla fine della guerra fredda e costituisce un pilastro dell’architettura della sicurezza europea, da quando è entrato in vigore 30 anni fa».