Superare il vecchio concetto di sovranità. l’Europa trascrive nella sua storia ancora giovane la formula ideale di Maritain.

Riportiamo il messaggio che il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha indirizzato al Presidente dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain, Francesco Miano, in occasione del convegno di studi su “A settant’anni da L’uomo e lo Stato di Jacques Maritain” (18-19 novembre – Roma, Trieste, Cassino, Potenza).

L’Uomo e lo Stato costituisce un punto di riferimento essenziale per comprendere la filosofia politica di Jacques Maritain, un testo che, a settanta anni dalla sua prima pubblicazione, ci esorta a ripensare alle nozioni di Popolo e Stato, a riscoprire il valore della comunità e a mettere al centro del nostro agire l’impegno imprescindibile per la pace e la riconciliazione tra i popoli. 

Con quest’opera il filosofo francese – che trova nel pensiero classico e in San Tommaso d’Aquino la sua primaria fonte di ispirazione – evidenzia il principio della politica intesa come “bene comune”, concetto peraltro già sviluppato nel 1936 con Umanesimo Integrale e, al tempo stesso, si pone, in modo innovativo, al crocevia delle questioni più impegnative del dibattito politico moderno. 

D’altronde la classe dirigente cattolica è cresciuta, in Italia più intensamente che altrove, con la convinzione che il disegno filosofico maritainiano fosse l’anima di un modello di trasformazione nella libertà e per la libertà capace di controsfidare il messianismo marxista; quel particolare messianismo ateo che pure delineava un approccio “metareligioso” alla società senza classi, di per sé giusta, e perciò capace di accogliere e realizzare una prospettiva di liberazione, ultima frontiera di un umanesimo a dimensione totalmente antropocentrica.

Penso che questo saggio continui ad essere molto attuale poiché, oltre a delineare i pilastri teorici del pensiero maritainiano, declina le nozioni di sovranità e di rappresentanza democratica e soprattutto pone alla base di ogni ordine sociale e politico la persona umana e non, materialmente, l’individuo. 

Egli scrive infatti che “soltanto mediante la democrazia può essere attuata una razionalizzazione morale della politica”; in altri termini, non esiste un passaggio oltre la regola democratica, e quindi contro di essa, che contempli in ogni caso la sicurezza di esiti positivi nell’opera di costruzione del bene comune. 

Con L’uomo e lo Stato, oltre al primato della “politica umana” emerge la viva consapevolezza che le società democratiche non sono autosufficienti ma devono lavorare per l’unità e strutturarsi attorno ad un progetto di scala universale, non collegato alla difesa egoistica del benessere del mondo occidentale industrializzato.

Da questo punto di vista, l’Europa trascrive nella sua storia ancora giovane la formula ideale di Maritain. Non solo. Mentre fa questo, compiendo un esercizio di democrazia a larga scala, indica una prospettiva che riguarda il mondo intero: una prospettiva di maggiore comprensione e integrazione, di cui, avrebbe detto negli stessi anni Giorgio La Pira, si nutre il discorso della pace e del progresso.

L’attualità de L’uomo e lo Stato sta proprio nella trasformazione – a mio giudizio – del concetto di sovranità. E sta nella forza evocativa di un “governo mondiale” alla portata del nostro tempo, se non vogliamo che sia, quello attuale, l’ultimo tempo dell’umanità.

Dante, secoli prima, aveva pensato l’impero come luogo di composizione delle singolarità – e le città erano, nella sua epoca, le singolarità più dinamiche – per affermare la potenza di una sovranità corrispondente al disegno di ordine e giustizia secondo la visione umanistica e pre-rinascimentale, ancora intrinsecamente cristiana. 

Ecco perché è importante riscoprire il senso delle relazioni umane e, al tempo stesso, definire nuove regole per il mondo globale. 

Per queste ragioni è quanto mai urgente rafforzare la nostra coesione europea e investire – come ci invita a fare Maritain – nel valore della comunità, perché in fondo è la fratellanza la base dell’“amicizia sociale”, l’unica che riesce a coniugare i diritti con la responsabilità per il bene comune. 

Tuttavia, se vogliamo far diventare il nostro Continente protagonista e vero attore globale serve individuare strumenti più raffinati, più flessibili e più efficaci. . 

Di fronte alle sfide che abbiamo davanti, viviamo in una fase storica in cui si stanno ridefinendo degli equilibri fondamentali per la convivenza civile e, proprio per questo, è necessario che tutti diano il loro contributo. Tutto ciò implica il rispetto di un’alterità che deve essere percepita come arricchimento, perché rappresenta il segno visibile di quanto il mondo sia una realtà immensamente complessa. 

Con Maritain, guardando avanti, dobbiamo confidare nella potenza creativa della democrazia nel quadro di una diversa struttura del potere che ad essa si collega, fuori da un destino ristretto dello Stato nazione, ormai per alcuni aspetti decisamente superato. Ne saremo capaci? Il progetto europeista certifica questo impegno, ma indica il permanere della sfida. La nostra sfida.      

Per saperne di più

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