Torino, ora anche una nuova classe dirigente?

Nessuno sa, ad oggi, attraverso quali canali passera' questa rinnovata classe dirigente

Tra i tanti temi che la manifestazione di Torino per la Tav e contro l’amministrazione cittadina guidata da Chiara Appendino ha suscitato, c’è indubbiamente il capitolo di una nuova classe dirigente che si profila all’orizzonte. Certo, il tutto non può essere riconducibile alle 7 donne che hanno organizzato questo grande evento popolare e di massa. Ma è indubbio che la risposta a questa marcia – anche se non va poi neanche eccessivamente enfatizzata – non potrà che essere anche la richiesta di una nuova classe dirigente politica ed amministrativa a livello locale.

Nessuno sa, ad oggi, attraverso quali canali passera’ questa rinnovata classe dirigente. Un fatto, però, è quasi certo: non saranno le stantie logiche del passato a disciplinare la futura classe dirigente locale. E forse anche nazionale. Visto che la cosiddetta “piazza” sta assumendo una valenza ed una importanza sino a poco tempo fa impensabili. Ma non saranno certamente la brutale cooptazione da un lato o il dosaggio per bande interne dall’altro i criteri che andranno per la maggiore.

Si tratta di capire come sapranno unirsi un inedito civismo e, almeno spero, un rinnovato ruolo dei partiti. Tradizionali o meno che sia ha poca importanza. Quello che conta realmente, almeno a mio parere, sarà il tasso di competenza e di radicamento sociale che avrà la futura classe dirigente politica ed amministrativa. Ovvero la qualità della classe dirigente. Semprechè il tutto non si limiti ad un isolato fuoco d’artificio.

Ma, francamente, non credo che ciò avvenga. Semmai, questa mobilitazione popolare che si sta diffondendo un po’ ovunque in tutto il paese – frutto anche della crisi irreversibile dei grandi partiti popolari da un lato e della scarsa capacità di aggregazione sociale dei soggetti medesimi dall’altro – inesorabilmente innesca un meccanismo di promozione di nuovi gruppi sociali e territoriali che ambiranno alla guida delle città e forse anche del paese.

Ecco perché le recenti manifestazioni di piazza non vanno affatto sottovalutate. Anzi. Possono rappresentare – se non prevale un sentimento di spocchia o se non si trasformano solo in una appendice di qualche partito, cosa sempre possibile peraltro – una vera novità nel panorama pubblico del nostro paese. Dove tutta la politica si dovrà confrontare. A cominciare proprio dai partiti attuali.