Ucraina, la follia nucleare.

Putin con le spalle al muro potrebbe osare limpensabile. Per questo che i timori dellOccidente circa lapocalisse nucleare non sono infondati. Tuttavia, un utilizzo anche solo di armi nucleari tattiche renderebbe la Russia un paese negletto agli occhi del mondo intero.

Enrico Farinone

Pessime notizie dall’Ucraina. Con l’approssimarsi della primavera si avvicina la nuova offensiva russa, che questa volta – un anno dopo la prima, rivelatasi fallimentare – promette di invadere il paese aggredito e di arrivare, forse, fino a Kiev. Cinquecentomila soldati sono stati reclutati e addestrati in questi ultimi mesi a questo scopo specifico. La disperata richiesta di carri armati e jet da parte di Zelensky muove esattamente da questa consapevolezza, dalla paura – questa volta – di non essere più nelle condizioni di resistere. Anche perché si presume che, dopo i troppi errori inanellati nella precedente campagna, i generali russi dovrebbero aver elaborato un piano tattico sufficientemente efficace e supportato da una preponderanza in uomini al combattimento.

Putin questa guerra deve vincerla, non può nemmeno pareggiarla. Ed è qui che sorge la domanda, e la preoccupazione occidentale, circa il possibile utilizzo da parte di Mosca dell’arma nucleare. Una minaccia velata, talvolta addirittura esplicita, che il Cremlino lancia da quasi un anno e che sinora tutti noi abbiamo lasciato sullo sfondo, increduli in quanto consapevoli che essa è troppo abnorme, anche per i russi. Eppure. Eppure essa oggi fa più paura, rende maggiormente inquieti. Perché lo zar con le spalle al muro – nel caso, ad esempio, di una difesa ucraina efficace grazie alle armi pesanti in arrivo (ma arriveranno in tempo utile?) da Stati Uniti ed Europa e magari addirittura di una controffensiva – potrebbe davvero, spinto a ciò dalla cerchia più oltranzista del regime e dei suoi affiliati, come i ceceni o i mercenari della Wagner, osare l’impensabile. 

A livello semantico, come detto, l’ipotesi è stata messa in campo ormai molte volte. Al punto che abbiamo tutti cominciato a temere che essa nelle stanze segrete del Cremlino non venga considerata meramente tale. Anche solo a pensarci pare tutto pazzesco. La teoria M.A.D. (mutual assured destruction, e in inglese mad significa “matto”, appunto) ha impedito l’esplosione della follia umana ai tempi della Guerra Fredda. Il segretario americano alla Difesa, Robert McNamara, che l’aveva ideata, si basava sulla considerazione che a un primo attacco nucleare sarebbe immediatamente seguita una risposta devastante. Nessuna delle due parti aveva dunque interesse a cominciare le ostilità nucleari. Ora, sul piano della logica e del raziocinio, nulla è cambiato. Ma dal punto di vista delle potenze in grado di decidere la follia dell’attacco invece sì. Il regime russo oggi non è più come quello sovietico, imperniato su una ideologia assoluta ma proprio per questo non manipolabile. E l’obiettivo era l’affermazione del comunismo e il suo consolidamento nelle aree del mondo ove esso si era affermato. Non la sua espansione oltre la cortina di ferro (almeno, così fu sino all’invasione dell’Afghanistan). Oggi invece si mira a rovesciare un governo democraticamente eletto e a conquistare militarmente un Paese che reclama la propria autonomia e indipendenza. Che l’occidente non può abbandonare a sé stesso perché sono in gioco i valori della democrazia, della libera determinazione dei popoli e della loro libertà. Lo scontro è dunque oggi possibile ed è per questo che i timori circa l’apocalisse nucleare non sono infondati.

Questa è la preoccupazione di Papa Francesco, il primo in assoluto a comprendere cosa stava avvenendo nel mondo, già anni fa. Ed è oggi la preoccupazione di tutte le persone raziocinanti. Che a questo punto, credo, devono sperare soprattutto in due fattori, o forse tre. Il primo è quello psicologico. Un utilizzo anche solo di armi nucleari tattiche (“solo” si fa per dire: si tratta di bombe assai più devastanti di quelle lanciate su Hiroshima e Nagasaki) renderebbe la Russia un paese negletto agli occhi del mondo intero; neppure i cinesi giustificherebbero una tale insensatezza (forse solo il pazzo che sta a Pyongyang lo farebbe). Nessuno dei paesi con i quali Mosca sta allacciando rapporti più stretti in funzione anti-occidentale potrebbe tollerare una provocazione che mette a rischio l’intera umanità. Il secondo è d’ordine territoriale. Un attacco nucleare su territorio ucraino renderebbe inabitabili migliaia di chilometri quadrati per conquistare i quali Mosca ha intrapreso una guerra. Non solo. Sono territori confinanti con la Russia medesima, e il vento (che non è governabile) potrebbe portare proprio in Russia le radiazioni nucleari. Ve n’è infine un terzo, forse: la certezza – perché è immaginabile che di questo gli americani abbiano reso edotto il Cremlino – che la risposta della NATO per quanto non nucleare sarebbe devastante sui terreni e sulle acque contese: la Crimea, il Mar Nero tanto per cominciare. E questo potrebbe produrre conseguenze a oggi imprevedibili nelle stanze del potere a Mosca. Un altro dei motivi che dovrebbero consigliare prudenza a Putin. 

Speriamo. Ma in ogni caso non c’è da stare molto allegri. Il 2023 non sarà un anno facile.