Recentemente l’amico Lucio D’Ubaldo con una impeccabile riflessione “basista” sulle colonne del  Tempo – cioè con l’impronta inconfondibile della sinistra di Base della Dc – avanza l’ipotesi di un  “centro” sicuramente da reinventare ma, con altrettanta evidenza, da ricreare nella cittadella  politica italiana. Un luogo politico, dunque, che non va confuso con posizionamenti tattici, con  scambi di puro potere o con le solite rendite di posizione dei soliti noti del Pd e di partiti affini. E  questo perché la surreale e grottesca crisi di governo provocata e pianificata dalla  spregiudicatezza e dal trasformismo del capo di Italia Viva, ripropone la necessità nel nostro  paese di un luogo politico che sappia essere al contempo luogo di sintesi e punto di riferimento di  pezzi di elettorato e di società che non ne possono più della radicalizzazione dello scontro  politico, dell’azzeramento di qualsiasi cultura politica e, soprattutto, di un sempre più finto e falso  bipolarismo. In parole semplici, cominciano a stufarsi sempre di più del populismo di governo e  dell’avventurismo e della radicale incompetenza che caratterizza la classe dirigente di riferimento. 

Certo, il tutto non può ridursi ad un banale “centro cattolico” o ad una riproposizione, l’ennesima,  di un movimento virtuale che si attesta tra lo 0,1 e lo 0,5%. Ne abbiamo conosciuti a decine di  questi esperimenti in questi ultimi anni e, purtroppo, continuano a crescere malgrado la radicale  irrilevanza politica e inconsistenza elettorale. È giunto il momento, soprattutto dopo questa  misteriosa e ridicola crisi di governo – che si risolverà, probabilmente, con l’ottenimento di più  potere da parte di chi l’ha provocata secondo un noto, vecchio, squallido e triste copione – di  gettare le fondamenta per un luogo politico che non si limiti a declinare una “politica di centro” ma  che sappia anche, e soprattutto, creare un soggetto politico di riferimento. Ovviamente plurale e  politicamente non vocato alla sola testimonianza. Anche perchè l’alternativa continua ad essere  alquanto singolare. E cioè, articoli e riflessioni sui grandi organi di informazione che esaltano ed  applaudono il “metodo” e il “profilo” praticato dagli esponenti del tradizionale “centro politico”  sparsi qua e là nei vari partiti che poi, però, e stranamente, vengono invitati a rinnegare alla radice  qualsiasi riedizione di partiti e movimenti politici che si rifanno a quella cultura. Visto che non c’è  nulla di cui vergognarsi al riguardo, “politica di centro” e partito di centro”, seppur riformista,  plurale e di governo, adesso possono e debbono viaggiare in parallelo. E l’amico D’Ubaldo ha  fatto bene a ribadirlo con chiarezza e con determinazione.