UN MONDO MENO SICURO. LA GUERRA DI PUTIN TRAVOLGE REGOLE ED EQUILIBRI INTERNAZIONALI.

 

Pur senza il riconoscimento della comunità internazionale, il territorio ucraino è stato unilateralmente annesso alla Russia. Ora, secondo la dottrina militare di Mosca,  può e deve essere difeso con “ogni mezzo” da qualsiasi possibile aggressione. Di qui, anche, la minaccia nucleare.

 

Enrico Farinone

 

Il discorso col quale Vladimir Putin ha celebrato l’annessione alla Russia delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia sulla base dei referendum truccati svoltisi nelle scorse giornate con i quali le popolazioni locali avrebbero manifestato la propria “volontà di autodeterminazione” e di appartenenza al “mondo russo” segna una svolta nel conflitto che si sta combattendo dal 24 febbraio. Un discorso che ci dice almeno tre cose.

 

La cornice entro la quale il presidente russo colloca quella che egli ha definito “operazione militare speciale” rimane confermata ed è oramai consolidata. Deve essere ricostituito anche territorialmente, e non solo culturalmente, quel “mondo russo” (l’ormai noto Russkij mir) ancorato ai saldi valori della tradizione religiosa e popolare diametralmente opposti a quelli iper-individualisti e radicali di un Occidente del quale sono evidenti tutti i sintomi della decadenza morale e materiale. Un sistema occidentale, guidato dagli Stati Uniti, retto da sistemi democratici pure essi palesemente in crisi ma proprio per questo più pericolosi nel loro “unilateralismo” e nel loro approccio “neocoloniale” alla gestione del mondo che essi definiscono globalizzato.

 

Concetti che riprendono e rilanciano quanto Putin espresse – non ascoltato attentamente, a questo punto si può dire, dai leader politici occidentali – nella conferenza di Monaco sulla sicurezza del 2007 e che egli ha poi confermato in altre occasioni (ultima, il discorso televisivo col quale annunciò l’avvio delle operazioni militari in Ucraina). Solo espressi, questa volta, con toni più accesi e minacciosi, quasi escatologici.

 

Da ciò consegue che la ricostituzione territoriale del “mondo russo” è un obiettivo irrinunciabile nel medio-lungo periodo, non solo quale protezione geografica ma pure, e di più, quale concreta manifestazione culturale. In controluce significa che quasi l’intera Ucraina, a ovest, e il Kazakistan, a est, sono destinati a rientrare nell’orbita russa, secondo l’autocrate del Cremlino.

 

Per il momento, ed è questa la seconda osservazione, strettamente connessa alla prima, la disponibilità a sedersi al tavolo negoziale – che chiaramente Zelenskij non potrà su queste basi accogliere – dopo aver annesso la fascia territoriale che nel sud-est dell’Ucraina unisce lungo il Mar d’Azov la Russia alla Crimea conferma le gravi difficoltà militari nelle quali si sta trovando l’esercito russo: gli obiettivi dell’operazione speciale vengono così circoscritti a circa il 15% del territorio ucraino: non molto, ma neppure poco, in considerazione della stretta connessione geografica con la Crimea annessa nel 2014. Come detto, però, sarebbe un errore ritenere che ottenuto questo risultato parziale il Cremlino ritenesse di aver centrato per intero il proprio obiettivo strategico.

 

C’è un ultimo, e inquietante, messaggio nelle parole di Putin, che non vanno affatto sottovalutate, come giustamente ha ammonito a fare l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel: ed è, naturalmente, la velata minaccia dell’utilizzo dell’arma nucleare, rafforzata col richiamo (fatto per la prima volta) al primo e sinora unico suo utilizzo ad opera – ha ricordato perfidamente Putin – guarda caso di quegli stessi Stati Uniti che si atteggiano a tutori dell’ordine mondiale.

 

La differenza con le allusioni già esplicitate nei mesi scorsi è però sostanziale: sia pure privo del riconoscimento della comunità internazionale il territorio ucraino ora unilateralmente annesso alla Russia è secondo la dottrina militare di Mosca territorio nazionale sovrano che deve pertanto essere difeso con “ogni mezzo” da qualsiasi possibile aggressione. Da Kijv il governo ucraino ha già fatto sapere che la controffensiva per liberare le regioni occupate dai russi proseguirà senza sosta e al contempo ha formalizzato la richiesta di adesione alla NATO.

 

Il mondo da oggi è realmente un luogo meno sicuro.