Un nuovo Partito popolare

Un partito di centro che guarda a sinistra

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera dell’amico Bonalberti. Vogliamo subito precisare che la frase di Mannino, su cui viene sollevato un dubbio, è ricavata dall’intervista che lo stesso ha rilasciato a Giancarlo Infante (v. link, in particolare la risposta all’ultima domanda).

https://www.politicainsieme.com/mannino-riflettere-su-sturzo-e-la-dc-sapendo-che-oggi-devessere-fatta-una-cosa-nuova/

Caro Lucio,

ho letto la tua ultima nota su “ Il Domani d’Italia” e sul sito internet Formiche.net ( “Dove muove il centro?) nella quale, commentando l’intervento di Lillo Mannino al convegno romano della Federazione Popolare dei DC e della Fondazione DC del 18 Gennaio scorso, scrivi: “ Purtroppo anche il discorso di Mannino può prestare il fianco ad un’ambiguità di fondo: “Ora credo che noi ci si debba rivolgere – ha infatti detto l’ex ministro – al mondo rappresentato dalla Lega per superare la Lega. Questa la funzione di un nuovo Partito popolare”. In realtà è un’affermazione assai sfuggente. Come avverrebbe questo superamento? Con chi e perché? Per tenere la Lega all’opposizione o per farne ex novo, dopo un eventuale suo ridimensionamento, l’alleato irrinunciabile?

Presente a quel convegno confesso che, onestamente, non ricordo un passaggio della relazione Mannino come da te citato,  ma, posto che mi fosse sfuggito, non vedo dove stia la contraddizione anche per un partito che, come anche tu continui a richiamare dovrà essere in linea con la tradizione degasperiana di “ un partito di centro che guarda a sinistra”.

Ti ricordo che la Federazione popolare dei DC nel patto federativo, condiviso anche da Mannino, ha scritto: i firmatari “ ritengono che nel ricordo di un monito a tutti noto di Alcide De Gasperi “ solo se saremo uniti saremo forti, solo se saremo forti saremo liberi“, si debba con urgenza costruire un nuovo centro politico cristiano democratico, popolare, liberale e riformista, come il naturale argine alle posizioni radicaleggianti di sinistra e alle posizioni sovraniste e populiste, per affermare i valori democratici e liberali”.

A me pare che continuare a ricercare un distinguo tra voi e noi, discendenti dalla stessa tradizione DC, poiché condividiamo la stessa premessa di alternatività alla deriva nazionalista e populista a dominanza salviniana, non serva a promuovere quella ricomposizione politica che la nostra area cattolico  democratica e cristiano sociale richiede. Tanto più in una fase come quella che si sta mostrando, dopo il voto di domenica scorsa in Emilia e in Calabria, nel quale si sta riconfermando una tendenza al bipolarismo, sempre più rappresentato dal prevalere dei due maggiori partiti quali il PD e la Lega salviniana.

Un bipolarismo che potrebbe far coincidere l’interesse del PD e della Lega ad abbandonare la scelta per il sistema elettorale proporzionale e a optare per un ritorno al mattarellum o alla conservazione dello stesso rosatellum. Una scelta che, se avvenisse, costringerebbe tutti a una inevitabile decisione: di qua col PD o di là con la Lega, tertium non datur. Una scelta obbligata non solo per un eventuale partito unitario dei popolari,  ma anche per gli spezzoni ex PD di Renzi e Calenda.

Sarebbe una situazione quanto meno “stravagante”, non credi?, specie per chi come voi, amici della Rete Bianca, avete da poco compiuto la scelta di uscire dal PD per le diverse ragioni addotte e riconducibili alle difficoltà sin qui riscontrate per una permanenza non effimera o ancillare in quel partito.

Quanto alle alleanze, stante la premessa che anche noi della Federazione popolare abbiamo condiviso e da me su riportata, credo che le conseguenze sarebbero quelle che vi ho già ampiamente esposte nella mia recente lettera, alla quale non ho ricevuto sin qui riscontro.

Faccio riferimento a quella lettera nella quale ho avanzato diverse proposte di natura programmatica, convinto come sono che, al di là e prima ancora del sistema delle alleanze, il nostro confronto dovrebbe svilupparsi sulle tre  grandi questioni urgenti della politica interna e internazionale:

1)  la questione antropologica; 

2)  la questione ambientale;

3) la questione della sovranità monetaria e della sovranità popolare e il nostro modo di 

restare nell’Unione europea nell’età della globalizzazione .

Questo dovrebbe essere il terreno su cui incontrarci per tentare di costruire un nuovo soggetto politico di ispirazione cattolico democratica, popolare e cristiano sociale capace di farci uscire dall’irrilevanza nella quale siamo finiti, dopo la lunga stagione della diaspora ex DC. 

Noi della Federazione popolare siamo pronti e attendiamo fiduciosamente una vostra risposta: chiara sul piano delle alleanze e costruttiva su quello dei contenuti.

Un caro saluto