“ Il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro”: è questo lo slogan che CGIL, CISL e UIL, hanno scelto quest’anno per la giornata del Primo Maggio. In seguito al protrarsi dell’emergenza sanitaria Covid -19, i Sindacati Confederali hanno annullato la Manifestazione Nazionale prevista quest’anno a Padova, così come non si svolgerà la trentesima edizione del Concertone in Piazza San Giovanni a  Roma. E’ la prima volta,  da 75 anni, non si svolge in piazza la “ Festa del Lavoro”. 

Infatti gli storici appuntamenti, in tutta Italia, per il 1° Maggio ripresero nel 1945, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, perché durante il ventennio fascista la Festa del Lavoro era stata spostata al 21 aprile, e ricordata insieme al  Natale di Roma, del 1924 al 1944.

Perchè in questo 2020 il 1° Maggio è atipico? Occorre comprendere razionalmente, quanto è accaduto e immaginare quali possono essere  gli scenari futuri. Il blocco delle attività produttive, comprese cultura, libertà di culto, commercio, turismo, scuola, sport, ecc., da circa due mesi, nel nostro Paese, salvo i servizi essenziali e vitali, e l’obbligatorietà del “distanziamento sociale”, come  condizione fondamentale per combattere il contagio del virus. Quindi un invito perentorio a stare  a casa, cioè un isolamento forzato, che non consente alcuna iniziativa pubblica. Non si era mai arrivati a questa situazione di sospensione di manifestare, neanche nei momenti bui e difficili degli anni di piombo. Il coronavirus ha avuto questa forza di condizionare la vita degli italiani e non solo, perchè è diffuso in Europa e nel mondo.

Quindi una atipicità che non può far dimenticare la storia, come gli incidenti tragici di Chicago e il Congresso di Parigi, della Seconda Internazionale (fondata dai partiti socialisti e laburisti europei), che decretò il carattere internazionale della Festa del lavoro alla fine dell’Ottocento, e fu adottata in molti paesi del mondo, richiamando valori di giustizia, uguaglianza e  di unità. Successivamente, un riconoscimento importante avvenne il 1° Maggio 1955, il Papa Pio XII, che istituì la celebrazione di San Giuseppe lavoratore, così da ufficializzare la ricorrenza anche per i lavoratori cattolici. 

Questi eventi non si possono cancellare, anche se la nostra società contemporanea ha la memoria labile rispetto alla storia, ma soprattutto non si possono ignorare  i valori, la cultura, il significato e lo spirito, con la quale è nata 131 anni fa, la storica Festa dei Lavoratori. Attualmente questa ricorrenza dedicata ai lavoratori e al lavoro viene ricordata, come festa  nazionale, in oltre cento Paesi di tutti i continenti del mondo.  

Siamo passati delle grandi manifestazioni nelle piazze, delle città più importanti del nostro Paese, al grande evento musicale di piazza San Giovanni a Roma, chiamato Concertone dal 1990, e contemporaneamente a un comizio nazionale, con i tre Segretari di CGIL, CISL e UIL in una città italiana, che richiamava situazioni di criticità e di sostegno unitario. Quest’anno avremo “una manifestazione virtuale” con i tre leader sindacali Landini, Furlan e Barbagallo, che nella mattina del 1° Maggio saranno in diretta con uno speciale su Rai Tre, e nel tardo pomeriggio un grande evento musicale, promosso dalle Confederazioni, con collegamenti, riflessioni e testimonianze, sempre in TV e sui social. Parteciperanno  Cantanti, Artisti e Orchestre di rilievo del mondo dello spettacolo del nostro Paese.

Questo è il contesto e lo scenario in cui cade il 1° Maggio 2020. Siamo alla vigilia della cosiddetta “Fase 2”, cioè la graduale ripresa delle attività, in presenza di una tendenza  di contenimento della pandemia (diminuzione di contagiati e di morti, aumento  di guariti).  Le preoccupazioni, le angosce e le paure sono sempre più numerose. Gli interrogativi riguardano le aziende che probabilmente non potranno più riaprire, ma il dramma vero sono le attività autonome, citandone solo alcune, come artigiani, ristorazione, commercianti, turismo e indotto, ristorazione, servizi alla persona, che  in una realtà come Roma, che ospita ogni anno un flusso turistico di circa 29 milioni di presenze straniere.

In questa fase, c’è anche l’allarme aumento povertà, infatti le realtà come Caritas, Sant’Egidio e l’associazionismo del volontariato anche spontaneo per l’emergenza, e le stesse Parrocchie, oltre ai Servizi Sociali del Comune di Roma, hanno visto aumentare le richieste di aiuto, non solo alimentare, di famiglie e singoli in difficoltà. Non dimenticando, inoltre, chi era in cerca di un lavoro o di una occupazione prima dell’avvento del Covid – 19, in modo particolare giovani ed espulsi dal sistema produttivo.

I provvedimenti legislativi “Salva Italia” e quelli Regionali, che vanno dalla Cassa Integrazione e Guadagni in deroga, ai sussidi, allo spostamento di pagamento di tasse, di sostegno alle Aziende e ai lavoratori autonomi, al contributo agli affitti, ecc., quanto potranno durare e con quale velocità verranno erogati? Sono queste situazioni che aumentano le paure e le incertezze. Ecco perché in questa contingenza si richiede ai pubblici poteri, più unità e più umiltà, perché la complessità dei problemi necessitano di risposte serie e ponderate, oltre che rapide. 

La propaganda e lo scontro non  servono, di fronte a emergenze sanitarie, che diventano economiche e sociali, perché è il momento della responsabilità a tutti i livelli. In questa occasione è bene ribadire quanto affermano da Cgil, Cisl e Uil: “ E’ importante che il lavoro resti protagonista anche e soprattutto in occasione di questo primo Maggio, perché il lavoro è la leva fondamentale per restituire una prospettiva credibile per il futuro del nostro Paese e di coloro che rappresentiamo.”

Come sempre la celebrazione della Festa dei Lavoratori, era il momento dei bilanci e della speranza. Oggi lo è ancora di più, perché senza speranza non c’è vita, e la situazione che viviamo necessità di tante speranze: per la salute, per il lavoro, per la ripartenza e la ripresa, per la giustizia, per la lotta alle disuguaglianze. Occorre superare una crisi senza precedenti dalla fine della guerra, che certamente non è solo del nostro paese.  La Comunità Europea rimane l’approdo, con nuove regole, per rilanciare il “vecchio continente”, compresa l’Italia, anche nel confronto e nella competizione con i grandi  paesi dell’America e dell’Asia. Ecco perché dobbiamo sempre ricordare l’articolo 1 della nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Forse mai, come questo Primo Maggio atipico, per le circostanze in cui cade, è veramente la festa non solo dei lavoratori, ma di tutti gli italiani che sperano in un futuro migliore.