Una follia più larga

Compito nostro, pertanto, è cercare di recuperare quella grandezza cristiana che, purtroppo, in diverse circostanze, sembra messa all’angolo

L’attentato di San Donato milanese che poteva concludersi con l’atroce morte di 51 ragazzi, mi ha profondamente colpito e spinto a fare alcune riflessioni sull’accaduto. Le considerazioni abbracciano non solo i sentimenti umani ma anche le politiche legate al fenomeno dell’immigrazione e, più in generale, alle condizioni della società.
Fermo restando che il gesto va ricondotto nel registro della follia, in quanto non cosciente del vasto dolore delle atroci sofferenze che avrebbe provocato il suo insano gesto. Una pazzia che, però, può trovare alcune cause non riconducibili allo squilibrio mentale del soggetto in esame.

In fondo, del resto è stato anche dichiarato, la follia aveva pure una finalità: impedire che continuassero le morti nel mediterraneo degli immigrati dell’Africa subsahariana. Va ricordato che il folle attentatore aveva origine senegalese, in fondo, quindi, c’è uno strano legame tra una volontà finalizzata e il gesto follemente tragico.

Come a dire che il fenomeno andrebbe letto ed interpretato come il risultato non solo di uno squilibrio individuale, ma anche come il prodotto di un clima culturale in cui il fenomeno trova spiegazione. Va pertanto precisato che ogni gesto folle è sempre calato in un contesto e che il contesto può essere una molla decisiva per la sua attuazione. Val quindi la pena allargare l’esame di questo atroce evento includendo da un lato la fragilità mentale dello squilibrato ma, dall’altra, anche quello spirito, che da qualche tempo purtroppo veleggia con gran risalto, poco cristiano in cui l’altro, chiunque esso sia, viene comunque visto con sospetto. Non a caso serpeggia una paura dell’essere invasi e, quindi, alberga, da qualche stagione, in ciascuno di noi una visione poco caritatevole.

Questo concetto spirituale, non può non essere incluso nell’analisi della comprensione di quanto avvenuto.
Queste brevi note dovrebbero sollecitarci a non essere mai sbrigativi nel cercare di comprendere qualsiasi tipo di fenomeno anche quelli così atrocemente disumani. Soffermarci invece, cercando di snebbiare molti angoli della nostra vita quotidiana, su queste cose, può anche indurci a rivedere parecchi costumi che in sordina stanno cristallizzandosi nelle nostre abitudini giornaliere.

Compito nostro, pertanto, è cercare di recuperare quella grandezza cristiana che, purtroppo, in diverse circostanze, sembra messa all’angolo e appannata per far invece lievitare atteggiamenti troppo egoistici e, sicuramente, votati alla fine ad essere un terreno fertile per gesti sconsiderati e patologici.