UNA LEGISLATURA NATA MALE CI REGALA L’ULTIMO STADIO DEL TRASFORMISMO POLITICO.

A questo punto, dice l’autore, occorre “un voto di netta scelta euro atlantica, coerente con le grandi decisioni di politica estera assunte dall’Italia con la DC di De Gasperi”.

Una legislatura caratterizzata dal più alto numero di voltagabbana (304 cambi di casacca per 214 parlamentari) è stata dominata dal trasformismo politico, conseguenza anche di una legge elettorale indecente, senza preferenze e alla mercé di partiti personali impegnati a selezionare dei “nominati” disponibili a ogni avventura. Nella formazione delle liste tuttora in corso, il trasformismo politico sta raggiungendo il suo ultimo stadio, grazie proprio al permanere di una legge elettorale, il rosatellum, che favorisce la conservazione di un falso sistema bipolare, con l’aggiunta di una regola per la presentazione delle liste che concede un potere di compravendita efficace ai detentori di un simbolo già presente tra i parlamentari uscenti; unica strada per evitare la difficile raccolta delle firme in tempi così brevi.

La mancata approvazione di una legge elettorale proporzionale con sbarramento, preferenze e istituto della sfiducia costruttiva, in sintesi, il sistema proporzionale alla tedesca, ha garantito ai maggiori partiti dei due poli, PD e FdI, un potere attrattivo privilegiato alimentando uno scontro bipolare sinistra-destra che, impedisce la nascita di quel centro democratico, popolare, liberale e riformista, euro atlantico che avevamo sperato di vedere realizzato. Assistiamo, invece, all’affannosa rincorsa finale di un posto sicuro, a destra e a manca, dopo che “il principe dei capitani di ventura” della politica italiana, Calenda, ha sparigliato le carte, forte di una presunta capacità d’ interdizione, imponendo al giovane Letta la rinuncia al 30% dei seggi uninominali disponibili. In tal modo, al campo largo, obiettivo originario del PD, sta nascendo un campo variegato mentre si pronunciano fatwe e pregiudiziali insensate che non porteranno fortuna elettorale. 

Abbiamo sempre sostenuto che una legge in larga parte maggioritaria come il rosatellum, avrebbe tripartito la nostra area politica e culturale di riferimento; l’area cattolico democratica e cristiano sociale che, di fronte allo scontro forzato bipolare PD e coalizione di destra, rischia la tripartizione del voto: a destra, a sinistra, o rifugio nell’astensione. Sono riemerse le vecchie distinzioni del tempo ruiniano tra teodem e teocom, le desuete categorie di fascismo e antifascismo, mentre permane la diaspora suicida post democristiana della lunga “demodissea” del trentennio 1993-2022.

Avevamo sperato che in queste ultime ore un barlume di lucidità potesse ricomporre l’unità elettorale tra Mastella, Tabacci e Renzi, ma, alla fine, siglato il patto PD-Calenda, anche questa ultima speranza sembra svanire. La scelta infelice di Mastella di personalizzare il suo nuovo partito, fa pendant con quella suicida dell’amico Tabacci di investire pressoché tutto sul giovane Di Maio, sino a intestargli la lista di Impegno civico. Una proposta durata lo spazio di un mattino se, dopo l’offerta di un collegio uninominale sicuro dal PD a Di Maio, anche quella lista è diventata obsoleta. La più grande amarezza, infine, resta quella della riconfermata impotenza della DC guidata da Renato Grassi, l’unica legittimata nel percorso seguito dalla sentenza della Cassazione che ha sancito come la DC storica non sia mai stata giuridicamente sciolta, che, tuttavia, non è riuscita nel progetto di ricomposizione politica di ciò che rimaneva di quella storia. Una “rimanenza” che si è andata vieppiù frantumando in tanti rivoli senza progetto e senza speranza. 

La mancanza del simbolo, ancora una volta utilizzato dal trio Cesa-De Poli-Binetti, quale rendita di posizione elettorale personale, messo al servizio della destra del trio Meloni-Salvini-Berlusconi, e l’assenza di amici eletti nel Parlamento, hanno reso oggettivamente difficile l’azione pre elettorale di Grassi, nonostante la direzione nazionale del partito avesse assunto nel merito una posizione netta e politicamente gestibile. Serviva più disponibilità anche dalle altre componenti citate, ma, alla fine, questa non c’è stata, preoccupati tutti, innanzi tutto del proprio “particulare”.

Ho conosciuto, in questi giorni, diversi gruppi e associazioni di area cattolica e democratico cristiana, che, hanno espresso e sostengono di votare a destra, sottovalutando le conseguenze di questa scelta. Impossibilitati a condividere le scelte in materia di diritti civili fatte dal PD, talune nettamente contrarie ai valori negoziabili di noi cattolici, questi amici, ritengono di essere più tutelati sul piano dei valori da una destra che, di quei valori, è molto spesso una predicatrice astratta rispetto ai comportamenti reali praticati dai singoli esponenti. 

È assente o, quanto meno è sottovalutato, il giudizio su ciò che sta accadendo in Europa e nel mondo, dove Russia e Cina stanno tentando di modificare gli equilibri geopolitici di Yalta, puntando a dividere l’Unione europea e la NATO, anche con l’aiuto di politici presenti nell’area della destra italiana. Chiedevamo un voto di netta scelta euro atlantica, coerente con le grandi decisioni di politica estera assunte dall’Italia con la DC di De Gasperi, e a sostegno dell’Agenda Draghi. Ultima speranza la lista di Tabacci miseramente fallita e adesso, che il Signore ci assista!