“Restituire un’anima all’economia”. Un monito che Papa Francesco ha lanciato ultimamente da Assisi e che ha delle peculiarità fondamentali sul piano dell’impegno politico attivo.

Il mondo oggi vive la grave crisi della pandemia, con una classe dirigente nazionale e locale spesso impreparata a fronteggiare l’emergenza. Basti guardare il giudizio che la maggior parte dei cittadini esprime quotidianamente sui social, sulle varie realtà regionali (soprattutto meridionali) che stentano per strutture e per personale ad arginare questa emergenza che ha fatto già vittime in molte famiglie italiane.

Eppure, le parole di Papa Francesco andrebbero meditate seriamente. Da esse discende una nuova concezione della vita e della struttura economico-sociale che non può più rispondere ai criteri (o ai doveri) del profitto economico, dei calcoli ragionieristici, dello sfruttamento della manodopera, dei salari legati al profitto dell’imprenditore.

Al di là di ogni deleterio integralismo, i cattolici democratici dovrebbero riflettere su queste parole; uscire da un letargo che li ha avvinghiati dopo la fine del Partito Popolare e la confluenza in altri partiti; ri-cominciare (come amava dire Mino Martinazzoli) rispetto ad un quadro politico e partitico degradante e non consono alla migliore tradizione democratica e repubblicana.

Non è più possibile rinviare! Occorre un’assunzione di responsabilità che qualifichi un personale ed un costume di fare politica diverso ed alternativo rispetto a quello attuale, non solo nei comportamenti, ma soprattutto rispetto alle idee e ai programmi di un nuovo ordine mondiale giusto e solidale.

Le riflessioni di Papa Francesco rappresentano uno stimolo ulteriore a riprendere con coraggio una iniziativa politica interrotta a cavallo tra la fine del Novecento e gli inizi del nuovo Millennio.

I cattolici democratici, ormai orfani di un proprio partito politico, non possono più stare alla finestra: oggi il compito che hanno davanti è ancora più grande di quello svolto in passato nel primo dopoguerra e nel secondo dopoguerra. Si tratta cioè di rifondare su basi nuove (fedeli ai principi della Costituzione) uno Stato nuovo, una politica nuova, una economia diversa e non più padrona della politica e della vita privata dei cittadini.

Un nuovo ordine mondiale basato sui principi della giustizia e dell’uguaglianza oggi non è solo auspicabile, ma è possibile. Il liberismo economico sfrenato, la mercificazione dell’uomo hanno raggiunto livelli insopportabili, ma al contempo rappresentano la chiara manifestazione di una crisi irreversibile che se non attentamente guidata verso altre mete rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza stessa dell’umanità.

Giovanni Galloni (una delle menti più limpide della sinistra democratico-cristiana) negli ultimi anni di vita aveva riscoperto il pensiero politico di Giuseppe Dossetti proprio in ordine a questi moniti continui che lancia Papa Francesco: una nuova economia solidale, sganciata dal puro e semplice profitto oggi si impone in maniera vitale.

Tutto questo implica necessariamente l’assunzione di una nuova responsabilità politica dei cattolici democratici. La politica intesa come servizio alla persona e alla comunità deve ricominciare ad essere il principio cardine di un nuovo impegno sociale e popolare, nel solco di una ispirazione religiosa che Zaccagnini ci ha insegnato essere una missione “non in nome ma a causa della fede”.