Dunque, come era prevedibile, ci troviamo di fronte a due derive politiche di fondo. Nel campo  della sinistra c’è una evidente ed oggettiva deriva populista e giustizialista sempre più marcata. Al  di là del fallimento dell’alleanza a livello amministrativo – da Torino a Roma, da Milano a Bologna e  in quasi tutti i comuni che andranno al voto ad ottobre – persiste la tenace volontà dell’attuale  capo del Pd e di ciò che resta del partito di Grillo e forse di Conte di stringere un’alleanza politica  “organica, strutturale e storica” in vista delle prossime elezioni politiche generali. Appunto,  un’alleanza sancita dalla riaffermazione di una visione populista, giustizialista e sostanzialmente  grillina della politica e delle istituzioni. Oserei dire un’alleanza quasi naturale per non dire  politicamente coerente con l’orientamento attuale di questi due partiti. 

Sull’altro fronte, la crisi politica e di consensi progressiva e forse irreversibile di Forza Italia – al di  là degli strali ad intermittenza degli odiatori professionali della sinistra politica, giornalistica,  intellettuale e giustizialista italiana praticata in questi lunghi ed interminabili 25 anni – cioè  dell’unica forza politica moderata, liberale ed europeista del vecchio centro destra, impone quasi  per necessità il decollo di una futura lista/soggetto politico di centro che sia in grado di  condizionare e orientare il corso della politica italiana. Un luogo politico alternativo alla deriva  trasformistica ed opportunistica che ha caratterizzato pesantemente l’ultima fase della politica  italiana, a partire dalla vittoria delle forze populiste nel marzo del 2018. E non un soggetto politico  riconducibile solo ad un vago ed incolore posizionamento geografico. E, inoltre, una scommessa  politica che non può scegliere frettolosamente ed irreversibilmente un campo politico ma che  coltiva l’ambizione, questo sì, di condizionare profondamente l’evoluzione degli attuali blocchi.  Poi, certo, ci sarà il momento della scelta concreta dell’alleanza con cui fare un pezzo di strada.  Quella, però, che sarà meno esposta al vento del populismo, del giustizialismo e dell’antipolitica  che ha finito solo per produrre guai infiniti alla stessa democrazia italiana che non può,  oggettivamente, convivere a lungo con queste derive che ne minimano la credibilità alla radice. 

Certo, una lista/soggetto politico che non può, altresì, essere confusa con una presenza  vagamente e fanciullescamente testimoniale. Esprimenti nati a decine in questi ultimi anni e che  continuano a germogliare come funghi in autunno e che sono accomunati, purtroppo quasi tutti,  da due esiti: e cioè, politicamente irrilevanti ed elettoralmente fallimentari. Come la concreta  esperienza ci ha platealmente confermato.  

Un cantiere che, comunque sia e finalmente, si è messo in movimento e che richiede adesso, da  parte dei vari protagonisti e di tutti coloro che non si rassegnano a questo bipolarismo muscolare,  vendicativo e radicaleggiante, di saper praticare quella unità che resta la vera precondizione – o il  vero preambolo – per far decollare un progetto politico che ormai è nei fatti, come si suol dire. E la  vera sfida non può che coincidere con le prossime elezioni politiche generali. Non si tratta che  proseguire il percorso e l’impegno. Politico, culturale, programmatico ed organizzativo.