Questa volta il rientro in scena di Alessandro Di Battista, il demagogo destrorso che si atteggia a combattente rivoluzionario chavista dei 5 Stelle, ha prodotto il risultato voluto: fibrillazione tendente alla guerriglia interna nel Movimento, con relativi abbandoni di parlamentari e conseguente assottigliamento della maggioranza di governo, soprattutto al Senato, ove ormai è ai minimi termini.

E indebolimento evidente di Giuseppe Conte – sinora “troppo” alto nei sondaggi di popolarità – costretto sulla difensiva e quindi impossibilitato a far fruttare la già non felicissima idea degli Stati Generali nonché – soprattutto – costretto a rinculare nuovamente sul MES, il nuovo “non possumus” pentastellato, arrivando così a scontrarsi con la signora Merkel (che sin qui lo ha sostenuto) e a rischiare il litigio con il pacioso Zingaretti. E infine sfidando Grillo a dimostrare di avere ancora la forza (e, più ancora, la voglia) per comandare e guidare il Movimento da lui creato (la mente sarà stata anche Casaleggio sr., ma il corpo ce lo mise tutto lui, come tutti ben ricordiamo).

La vicenda del MES è di massima importanza per almeno tre ordini di ragioni.
Lasciamo pure sullo sfondo la prima, ovvero il nostro rapporto con l’UE (che con la Presidenza von der Leyen sta dimostrandosi assai attenta al nostro Paese, e non solo a causa del Covid-19), la quale evidentemente – con l’uscita della Gran Bretagna – sa bene che l’Italia è dopo Germania e Francia la terza grande d’Europa e quindi non la si può certo abbandonare al suo destino (cosa che alla fine, giustamente, non è stato fatto nemmeno con la piccola Grecia). Vi sarà però tempo e modo per parlarne ancora.
Concentriamoci invece su altri due punti basilari.

Il MES – 36 miliardi pronta cassa – ha un’unica condizionalità: l’investimento in servizi sanitari pubblici. Ovvero in un settore fondamentale per i cittadini, come vuole la Costituzione (art. 32, co. 1) e come volle la Riforma Sanitaria del 1978, varata dal monocolore DC della solidarietà nazionale il cui ministro della Sanità era Tina Anselmi. Quattrini freschi che servono a rafforzare la medicina territoriale impoverita in molte regioni, a riqualificare invece che chiudere i piccoli ospedali di provincia che possono alleggerire il carico di pazienti meno impegnativi oggi presenti nei grandi ospedali d’eccellenza, a retribuire meglio medici e infermieri, e ad assumerne di nuovi, a rafforzare i presidi sanitari nelle RSA…e molto ancora. Altro che discorsi fumosi e ideologizzati, questi sarebbero interventi che qualsiasi Governo serio avrebbe il dovere di porre in agenda, avendo le risorse economiche per poterlo fare!

E questa considerazione ci conduce al terzo punto, che è politico. E che so essere una provocazione. Ma i tempi non sono normali e allora forse anche le provocazioni possono tornare utili.
A favore dell’utilizzo del MES c’è il Pd. C’è Italia Viva. C’è pure LeU, ove la leadership pacata e seria – bisogna riconoscerglielo – del ministro Speranza sta producendo una insperata tenuta nei sondaggi. Nel campo dell’opposizione c’è Forza Italia. E c’è Azione di Carlo Calenda.

Ora, se – per un momento – ci dimentichiamo i nomi e le smanie di protagonismo ad essi associate e ci mettiamo i nomi e i volti di tanti connazionali (chiunque di noi ne conosce più d’uno) che così la pensano è proprio impossibile immaginare un confronto elettorale nel quale il populismo demagogico sia energicamente contrastato da un sano realismo democratico? Io dico che finanche qualche, e più di qualche, elettore pentastellato ci farebbe un pensiero. Io dico che è possibile.

E, non essendoci allo stato, oggettivamente, un federatore di questi cittadini non potrebbe essere, questo federatore necessario, un grande patto europeo di rilancio del nostro Paese? Lo dico perché se il Governo Conte riesce ad andare avanti e fare le scelte giuste, bene e anzi ottimo. Ma se non vi riesce allora piuttosto che la palude meglio un voto popolare. Una partita tutta da giocare, se solo il centro-sinistra sapesse uscire dai personalismi, dalle piccole ambizioni per occuparsi invece solo ed esclusivamente dei problemi da risolvere. Che sono tanti e che sono risolvibili solo possedendo una solida cultura di governo.