USCIRE DI SCENA È LA PARTE SEMPRE PIÙ DIFFICILE.

Con la visita di Berlusconi a Giorgia Meloni in via della Scrofa finisce un’epoca. Shakespeare fa dire al suo Tommaso Moro: “Il sole del potere è splendido, ma tramonta a mezzogiorno nel pubblico disprezzo”. Un finale mesto va in scena, così quel teatrino sempre contestato dal vecchio leader di Forza Italia diventa la cornice del suo tramonto politico.

C’è qualcosa di iconico, nella visita recata da Berlusconi a Giorgia Meloni nella sede del suo partito. Anche senza scomodare Gregorio VII, Enrico IV e Matilde di Canossa non c’è dubbio che quella visita simboleggi, insieme, una resa e un passaggio di consegne. Peraltro ulteriormente sottolineati dagli esiti di una trattativa sui posti di governo non propriamente così fruttuosa (né così nobile) per il leader di Forza Italia. 

Il fatto è che la longevità del potere finisce per essere quasi sempre la smentita di ogni sua virtù. Come Shakespeare fa dire al suo Tommaso Moro: “Il sole del potere è splendido, ma tramonta a mezzogiorno nel pubblico disprezzo”. In questo caso, mezzogiorno era già passato da un bel po’ di tempo. Berlusconi a suo modo ha fatto epoca. E anche chi, come il sottoscritto, ne ha contestato molte cose deve pur sempre rendergli l’onore delle armi. Se non altro in ragione delle molte tracce che ha lasciato dietro di sé e che così tante volte hanno finito per suggestionare anche i suoi avversari e nemici. 

Anche per questo avrebbe dovuto immaginare per se stesso un finale meno mesto di quello che infine s’è apparecchiato. Possibilmente evitando di infilarsi in una trattativa ministeriale che sa molto di teatrino della politica per usare uno stilema berlusconiano. Il fatto è che uscire di scena è sempre la parte più difficile. Tanto più per chi si considera un grande attore. Così grande da non essersi mai preparato l’ultima e decisiva battuta della sua lunga recita. Quella dedicata al senso di se stesso.