Vaccini: se il popolino, istigato da alcuni politici, si oppone alle disposizioni degli scienziati

Il governo prospetta un clamoroso cambio delle regole in tema di vaccinazioni

Anche Jenner, Koch e Pasteur dovettero confrontarsi, nel corso del XVII e del XIX secolo, con le prime forme di opposizione (già allora, per altro, abbastanza feroci) di una parte dell’opinione pubblica alla somministrazione dei vaccini sperimentati. Le rimostranze dei movimenti che oggi si contrappongono alle indicazioni della comunità scientifica non costituiscono affatto una novità relativa agli anni Duemila, dunque, ma hanno radici secolari che risalgono addirittura ai tempi della battaglia contro il vaiolo e dello studio delle mongolfiere.

Tuttavia, in Italia la questione sta assumendo contenuti sconcertanti, poiché è la stessa classe dirigente che sembra “piegarsi” alle volontà delle minoranze agguerrite sostenitrici sine die dell’antivaccinismo. Il problema è che oggi, al contrario di qualche decennio fa, quando le proteste avevano un carattere sia ideologico (legato al tema della predestinazione) che pratico (si contestava il ricorso della medicina alle cellule animali), le tesi sostenute dai movimenti secondo cui i vaccini possono provocare gravissimi danni collaterali sono prive di qualsiasi fondamento scientifico e di ogni controprova medica. A differenza di allora, però, la protesta degli anni Duemila ha assunto un carattere talmente violento e diffamatorio che ha indotto (motivi di opportunità elettorale?) il Ministero della Salute dell’esecutivo testé insediato a rendere le vaccinazioni più o meno facoltative : di fatto, basterà solo una autocertificazione.

E non serviranno certo i futuri controlli a campione – se ci saranno – a evitare il rischio di diffusione di alcune malattie virali strasuperate, eppure, nel caso si manifestassero nuovamente, ancora molto gravi.
Obiettivamente, la attuale battaglia contro i vaccini non costituisce la rivendicazione del rispetto della libertà di scelta dell’individuo, bensì la facoltà di poter mettere a repentaglio la salute altrui trasgredendo alle direttive della scienza moderna, la quale esercita il diritto-dovere di tutelare (innanzitutto) i soggetti più deboli della comunità. Scienza che da alcuni giorni non gode più della credibilità incondizionata del governo.

In tal senso, non si spiegherebbe il proposito – tanto scellerato quanto azzardato – di abolire l’obbligo di vaccinazione entro la prossima sessione scolastica. Non è da oggi che i Salvini e i Di Maio strizzano l’occhiolino ai movimenti contro i vaccini : chi segue le vicende politiche subodorò già un paio d’anni fa i loro intenti di intermediazione tra medicina e sostenitori del “fai da te”. In questo caso, la medicina non può (e non deve) mediare, pena la sua plausibilità. Il guaio è che quando il correntismo politico di una certa parte ideologica è disposto ad agire mettendo in dubbio i valori degli studi medico-scientifici internazionali per accaparrarsi qualche voto in più, significa che il sistema – o meglio una parte di sistema – funziona sempre meno e sempre peggio. Anche sotto l’aspetto etico.