Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Caro Direttore,

per la nostra lunga amicizia, per la presenza più volta concessami su Il Domani d’Italia e per la sottoscrizione anche da parte di Rete Bianca del Manifesto lanciato alla fine dello scorso anno, consentimi brevemente di prendere parte al dibattito che tu hai avviato con il tuo articolo dal titolo : “Zamagni, il nuovo partito post-dc e la lezione di Ruini: un argine politico alla rivoluzione di Papa Francesco?”.

A mio avviso ci hai fatto leggere una riflessione molto discutibile. Per molti versi, contraria alla verità delle cose dette da Zamagni e che Politica Insieme ripete da quando è nata, come del resto è facilmente comprensibile attraverso la lettura di ciò che pubblichiamo quotidianamente su www.politicainsieme.com. Di sicuro parziale, perché non credo si possa partire da una frase  qual è quella del riferirsi alla “ lezione ruiniana del dialogo con altre forze politiche” per tentare di svilire l’impegno per segnare una presenza nuova da parte di chi s’ispira pienamente alla tradizione popolare e cristiano democratica.

Quella del dialogo con le altre forze politiche è lezione degasperiana e morotea. O sbaglio? Lo è stata, ma troppo tardi, anche sturziana e di Giuseppe Donati nel momento in cui i due si posero il problema di sbarrare la strada a Mussolini, ma quando, però, oramai non c’era più nulla da fare, né con il fronte liberale né con quello socialista.
Che poi questo concetto del dialogo politico, ai tempi del cardinale Ruini, finisse per essere declinato solamente in una sola direzione è un’altra cosa, ma riguarda il cardinale e i politici d’estrazione cattolica che ne hanno seguito il ragionamento. Noi non eravamo, né siamo oggi tra questi. Così, non ci troviamo nel centrodestra e neppure nel centrosinistra e riteniamo necessario costruire un’alternativa all’intero sistema politico e istituzionale.

Il punto è che facciamo un ragionamento molto più articolato e di più ampio respiro rispetto a come è ridimensionato da te e da parte di Giorgio Merlo. Lo svilimento diventa vieppiù pretestuoso quando volutamente viene confuso,da voi, non da Zamagni o da noi, il piano ecclesiale e quello politico. Eppure, il riferimento al dialogo con le altre forze politiche vi sarebbe dovuto apparire ovvio di per sé, tanto è evidente che non concerne alcunché del primo ed è esclusivamente riferito al secondo.

Per cui sembra persino clamoroso vedervi giungere alla conclusione che il partito “nuovo” a cui stiamo lavorando sia etichettabile come di “destra” e anti Papa Francesco. Mi limito a sottolineare il clamoroso e non vado oltre.

Un’ulteriore precisazione è doverosa. Il Manifesto e il percorso che abbiamo avviato anche con Rete Bianca, oltre che con Costruire Insieme e decine di altri gruppi nel frattempo sopraggiunti, è invece caratterizzato dall’autonomia e da un precisa presa di distanza dal centrodestra, soprattutto a trazione salviniana, così come diciamo chiaramente di essere alternativi al Pd. Sono cose che sosteniamo con continuità sin dagli inizi e sono incontrovertibili.

Non si tratta affatto, dunque, di  “rimettere in gioco il cosiddetto “ruinismo” come sostiene Merlo, ma esattamente il contrario.  Serietà vorrebbe che le cose fossero viste nell’insieme senza limitarsi a dare corso a una furia polemica portata alle estreme conseguenze e del tutto ingiustificata attaccandosi al nulla. Anche se il principe ed ex vescovo Talleyrand soleva invitare a far dire a qualunque uomo una sola parola e lui sarebbe riuscito a farlo impiccare.

In realtà, Giorgio ci rivela davvero cosa c’è dietro questo dibattito che hai avviato. Non credete nella nascita di un partito d’ispirazione cristiana. Non si capisce, allora, perché Rete Bianca abbia sottoscritto il Manifesto.

E’ una contraddizione non si superabile solo distorcendo un ampio pensiero che non credo abbia bisogno di ulteriori precisazioni, tanto ne è evidente lo sbocco che non ci porterà a destra, ma neppure nelle braccia del Pd.

Faccio dunque mie le riflessioni di Giuseppe Ignesti, che hai avuto il merito di pubblicare: la “proposta politica di Zamagni mi pare possa essere racchiusa in un discorso tutto politico fondato sulla nostra tradizione culturale cattolico democratica”.

Concludo ricordando che il Manifesto ha suscitato e sta suscitando una grande partecipazione tra quelli che ne hanno capito la portata, così come hanno capito la nostra definitiva scelta dell’autonomia. Oltre che quel ragionamento sul “centro” che, in realtà, significa credere in una politica razionale, non ideologizzata, ma costretta a misurarsi con i veri problemi che interessano e coinvolgono la gente. E’, pertanto, richiesto il superamento della logica dello schierarsi in accampamenti altrui perché non si ha il coraggio, forse neppure le capacità, di misurarsi con la centralità delle cose concrete.